La Guerritore riporta al Manzoni Giovanna D’Arco
10 Novembre 2018Agrichef a Pistoia. Al via il corso.
17 Novembre 2018Storie di animali e storie di uomini al Caffè Letterario Parterre. Due donne raccontano.
Di questi tempi, 10 novembre, alle 18,30 è già buio e io esco dal Caffè Parterre di Pistoia per andare a prendere la macchina che ho parcheggiato lontano per poter fare un po’ di movimento.
Cammino e vedo poco a causa degli occhi umidi che da circa un’ora trattengono malvolentieri le lacrime. Cammino e mi chiedo perché, con i miei tanti lustri sulle spalle, nessuno mi ha mai parlato di muli. Anzi, mi chiedo, perché quel poco che ne ho sentito parlare è stato solo per disprezzare.
‘Duro come un mulo’ non è certo un complimento. Ho sempre pensato che i muli fossero bestie da soma, adatti a portare pesi ‘pesanti’, quelli praticamente al di sopra delle forze umane, o giù di lì, diciamo a portare i pesi più a lungo di un uomo con meno fatica e per un poco di biada. Invece … Al Caffè Parterre, poco fa, due simpatiche signore, hanno presentato un loro libro intitolato: “Muli e conducenti: tutti presenti. Il legame fra muli e alpini attraverso 120 anni di storia”.
Un evento voluto e organizzato dalla rivista on line ARTEVENTINEWS. Sono venuta ad ascoltare spinta dalla curiosità di sapere cosa c’era di speciale fra i muli ed alpini, a parte il grande contributo che i muli hanno dato come portatori, da meritare un libro, e l’altra terribile curiosità era quella di sapere perché il libro era stato scritto da due donne non certo ‘alpine’. Quando sono arrivata l’accogliente sala del Bar Parterre era già piena ma ho trovato l’ultimo posto vuoto in prima fila dove, appunto, di solito si siedono proprio gli ultimi arrivati.
Un pubblico particolare quello presente perché oltre ai soliti appassionati di libri e di cultura, erano numerose ‘le penne nere’, alpini con il loro bel cappello in testa, il ‘bantam’ che li contraddistingue e li fa riconoscere all’amore e alla riconoscenza di tutti gli italiani, non solo per l’eroismo dimostrato in guerra, ma per la generosità con cui sono pronti sempre a offrire il loro volontariato nelle occasioni di catastrofi, terremoti alluvioni, e nelle semplici occasioni come la vendita di arance o fiori per le Associazioni di ricerca. Quando ci sono loro l’atmosfera è subito simpatica, calda: ci si sente in famiglia.
In questo clima di calore umano il conduttore Maurizio Gori ha dato inizio alla serata già con la voce rotta dalla commozione. Commozione che ha preso anche me, e, mi risulta molti altri, perché subito naturalmente ci sono venute in mente le nostre montagne dove si è combattuto durante la prima guerra mondiale e anche i filmati della campagna di Russia, la ritirata con le il tintinnare de le “Centomila gavette di ghiaccio”, l’imprecare e il pregare dei poveretti e poi i canti, struggenti, appena sussurrati in trincea oppure cantati a larghe, armoniche voci dove era possibile, e dove, ancor oggi è possibile. La Bellezza dell’animo umano, quando l’umano ha un’anima.
Dopo i saluti dell’Assessore Sabella a nome suo, del Sindaco e del Comune, Gori ha iniziato un dialogo con le due autrici: Serenella Ferrari e Susanne E.L. Probst. La seconda, laureata in storia dell’arte, con difficoltà di voce a causa di una influenza in corso, non ha parlato molto se non del suo grande amore per i cavalli, ed ora per i muli e delle sue ricerche della presenza di questi animali nella storia dell’arte.
La prima, Serenella Ferrari, laureata in lettere moderne, di Gorizia, motivo quest’ultimo, dopo quello del grande amore per gli animali, per cui si è interessata di alpini e poi in particolare dei muli.
Sono state le sue parole appassionate che raccontavano del legame di questi animali con il loro ‘sconcio’, che mi hanno obbligato a rivedere le mie idee. Ora li so come veri protagonisti in guerra, li so come veri militari con tanto di matricola, li so come eroi che spesso si sono sacrificati per i loro conducenti, li so come instancabili portatori anche dei loro stessi conducenti, li so come amici e compagni di avventure e sventure, li so pianti da tutto il corpo degli alpini alla loro morte e salutati come commilitoni o addirittura come eroi. Ora so della cura che gli alpini hanno loro dedicato nel quotidiano delle loro caserme, il rito delle pulizie, del mangiare, delle coccole.
I muli sono stati con gli alpini dalla loro fondazione nel 1883 e fino al 1993 quando gli ultimo 24 animali stavano per essere venduti al miglior offerente e ci fu invece il solidale interesse degli stessi alpini per ricomprarli privatamente. Di quei muli Serenella ha detto i nomi, la matricola e le destinazioni, la sopravvivenza o l’avvenuta morte, così semplicemente come si fa di un parente, o meglio di un amico.
Non si è parlato solo di muli, ad un certo punto l’amore e la riconoscenza si è allargata anche ad altri animali impiegati in guerra: cavalli, cani, gatti, piccioni viaggiatori. Particolare coinvolgente e commovente la storia della picciona viaggiatrice che, dopo la morte di due piccioni che l’avevano preceduta, riesce ad arrivare a destinazione se pur ferita. A lei fu assegnata la medaglia d’oro al valore.
La presenza dell’attrice Mimma Melani che ha letto alcuni brani del libro ha reso l’atmosfera ancor più toccante.
È così, storie di animali come storie di uomini. Nella Grande guerra il numero di soldati morti fu pari a quello degli animali morti.
Sono cose che fanno riflettere. Ecco perché adesso cammino con un velo negli occhi. Se la gente che passa accanto a me sapesse perché sto piangendo probabilmente alcuni si farebbero una risata, altri invece ascolterebbero le commoventi storie che solo gli alpini conoscono.
Lucia Focarelli Bugiani