Nel suo nuovo libro intitolato “Tra le montagne e il cielo”, in prossima presentazione presso la Biblioteca Forteguerriana martedì 13 novembre alle ore 17,00, il giornalista e ricercatore storico Daniele Amicarella, racconta tra le altre cose l’indagine svolta alcuni mesi fa sul luogo dove, il 15 giugno 1943, cadde un aereo trimotore SM79 della Regia Aeronautica. I membri dell’equipaggio furono sepolti nel Cimitero della Misericordia della nostra città, dove si trovano ancora oggi nello spazio interno riservato ai militari caduti in guerra.
L’aereo, decollato dalla base di Siena Ampugnano, apparteneva al 12° Stormo, 41° Gruppo della 204a Squadriglia Aerosiluranti era diretto al campo di volo di Reggio Emilia per uno scalo tecnico, quando improvvisamente iniziò a scendere vertiginosamente in picchiata subito a nord di Gavinana, andandosi a schiantare sul versante nord del Crocicchio. Per i sei membri dell’equipaggio, nessuna possibilità di scampo.
Sul luogo un cippo funebre in marmo bianco li ricorda tutti: 1° Pilota Sottotenente Alceste Borghi, 1° Aviere Motorista Marzio D’Orazio, 2° Pilota Sergente Vittorio Ferzetti, Operaio Motorista dipendente civile delle Officine Reggiane Augusto Guerrieri, Capitano del Genio Aeronautico (G.A.R.I.) Mario Loretti e 1° Aviere Marconista Liborio Riggi.
Sul motivo che ha portato l’S.M. 79 incontro al suo tragico destino l’autore ha fatto una prima ricerca documentale aiutato da Bruno D’Orazio, il fratello dell’Aviere Motorista Marzio. Nella prima decade del mese in cui avvenne l’episodio era stato costituito il raggruppamento aerosiluranti nel quale furono riuniti il 108° gruppo e la 284a Squadriglia Aerosiluranti nella base di Siena Ampugnano alle dipendenze della terza squadra aerea. Gli aerosiluranti disponibili dovevano essere impiegati unicamente in operazioni notturne, in particolare nell’operazione denominata “Scoglio” con cui doveva essere effettuato il siluramento delle navi inglesi nella rada di Gibilterra.
L’autore del libro, con l’aiuto del modellista aeronautico Sauro Berti, si è recato sul luogo dell’impatto nel cuore della bellissima foresta demaniale, a caccia di reperti storici con l’aiuto di un metal detector. L’obiettivo era quello di cercare degli elementi da raccontare nel libro, costruendo allo scopo un modello in scala dell’aereo.
“Chi conosce i modellisti lo sa: costruire un modello è un atto di precisione. Sauro aveva dei forti dubbi sul colore con cui era stato dipinto l’aereo che essendo destinato ad una missione speciale non aveva la stessa livrea e le stesse insegne degli altri” – racconta Amicarella – “quindi la sorpresa più grande è stata quella di trovare dei frammenti, probabilmente delle ali, con un bel pezzo di tela cerata rimasta ancora dell’originario colore verde: era questo il colore dell’aereo costruito nelle officine di Reggio Emilia, chiamato non a caso “verde Reggiane” , una conferma importante per un modellista. Era il colore degli aerei destinati all’operazione “Scoglio”, il siluramento delle navi ancorate nella rada di Gibilterra, missione che ebbe luogo in mezzo a mille difficoltà pochi giorni dopo quel fatidico 15 giugno 1943. Questo aereo decollato da Siena era diretto alle Officine Reggiane, uno scalo tecnico prima di andare all’attacco di quella roccaforte alleata, il fatto che era armato di tutto punto, i bossoli calibro 12,7 per le mitragliatrici di bordo Breda SAFAT marcati BPD 41 (lotto di produzione 1941 della fabbrica Bomprini Parodi Delfino di Colleferro – Roma) deformati dall’esplosione lo dimostra: mancava solo il siluro, che sarebbe stato caricato nella base francese di Istres. L’aereo era stato modificato con l’eliminazione della gondola ventrale e l’aumento del serbatoio fino a 1500 litri, la missione su Gibilterra richiedeva una grande autonomia di volo, e forse fu questa la sua condanna quando i motori si piantarono nel cielo sopra Gavinana: un peso enorme che rendeva difficilissima una manovra di recupero unito al fatto che il velivolo costruito in buona parte in legno di frassino aveva tutte le parti metalliche sulla prua.”
Tra i reperti ritrovati è emersa una ulteriore testimonianza: una targhetta metallica in ottone riportante la scritta REGGIANE OFFICINE MECCANICHE ITALIANE S.A. REGGIO EMILIA: “Scrivere queste storie e toccarle con mano, è una sensazione indescrivibile.” – conclude l’autore – “raccontare la storia di questo equipaggio dimenticato è un atto di giustizia; gli aviatori dei reparti aerosiluranti colpivano le navi arrivando a volo radente sul mare, erano coraggiosi e meritano di essere ricordati. Su questa storia pesa l’ombra del sabotaggio, una cosa che si intuisce anche se ufficialmente non è mai stata confermata”. Il modellino in scala così realizzato ed i reperti saranno esposti alla mostra mercato “Militaria alla Torre” di San Lazzaro di Savena (BO) il 24 ed il 25 novembre prossimi.
Alessandro Orlando