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22 Ottobre 2018Il viaggio secondo Rodolfo Amendola
Le prime parole che ascolto da Rodolfo Amendola e con le quali mi illustra la filosofia che sta alla base del suo modo di organizzare i viaggi, mi fanno immediatamente tornare alla mente una bellissima frase di Maruja Torres, scrittrice e giornalista spagnola: «La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita o una vacanza, ma un sogno. Un viaggio di questo tipo si alimenta di letture, cartoline illustrate, carte geografiche, fotografie, persone che arrivano con delle notizie, avventure vissute da altri e di cui uno si sente partecipe nell’oscurità di una sala cinematografica o a casa, soli davanti alla televisione…».
Perché vi starete chiedendo? La risposta la scopriremo assieme ascoltando Rodolfo.
Poco fa mi hai accennato al tuo modo di organizzare i viaggi. Quindi questa è la tua professione?
«Sì, esattamente. Io ho alla spalle una lunghissima esperienza nel settore. Pensa che ho iniziato questa professione all’età di 22 anni, partendo dal CTS per poi aprire la classica agenzia di viaggi. Dopodiché, dato che stiamo parlando di viaggi, il mio ultimo “approdo” è stato in una importante azienda Multinazionale 17 anni fa come Direttore Commerciale per i Grandi Eventi nel Mondo. Come puoi quindi immaginarti la mia passione per l’organizzare i viaggi ha origini lontane. Solo che anche se questa è la mia base di partenza, quello che oggi faccio si fonda su presupposti diversi».
Spiegati meglio.
«Hai presente le tradizionali agenzie di viaggio? Ecco, io, come ti ho detto, per anni e anni, ho fatto quel lavoro. Arrivavano i clienti, guardavano bellissimi cataloghi illustrati pieni di posti esotici bellissimi e, spessissimo, senza porsi troppe domande – tranne ovviamente il prezzo – decidevano di partire. Cosa li aspettasse, dove andassero, perché poteva essere interessante andarci, passava in secondo piano; tutto veniva superato da quelle bellissime immagini che avevano appena osservato».
E dov’era il problema?
«Il problema ero io, non logicamente loro. A me non bastava “vendere viaggi”, volevo che chi si apprestava a farne uno lo considerasse una esperienza completa, non un semplice spostamento da un posto a un altro. Per me il viaggio è qualcosa di profondo che va interpretato; è una base culturale che ti porti per sempre nella vita».
E quindi?
E quindi, quando è avvenuto quello che io considero il cambio epocale nella scelta di come viaggiare, vale a dire continuare a usare le agenzie di viaggio oppure fare da soli attraverso le potenzialità – e le possibili trappole – del web, io, optando per una via di mezzo, ho deciso di proporre qualcosa di diverso e ho creato la Travel & Consulting. Come dice il nome stesso: Consulting, significa creare consulenza indirizzando i partecipanti alle nostre iniziative nei luoghi che per loro riteniamo essere opportuni, ma soprattutto sforzandoci di creare noi per loro attività di interesse culturale al fine di educare al viaggiare e far conoscere il “dove andremo”».
Un bel nome in verità, ricco di fascino, ma dimmi qualcosa di più.
«Diciamo che io non offro viaggi, ma propongo delle esperienze di viaggio, partendo logicamente dalla materia prima che è lo spostarsi. Scelgo un luogo che meriti, e assieme ai miei collaboratori e partners esterni organizzo tutta la logistica tradizionale. Poi ci unisco tutto quello che ritengo possa essere utile al viaggiatore per vivere questo viaggio come un’esperienza unica, capace di arricchirlo anche culturalmente. Quindi prima che il tutto avvenga, organizzo dibattiti sul tema, propongo mostre che siano in qualche modo attinenti, organizzo eventi, e fornisco ai partecipanti tutta una serie di esperienze, nozioni e conoscenze che ritengo indispensabili per affrontare preparati quella che è la mia proposta».
Quindi possiamo dire che affidandosi a te, il viaggio inizia molto prima della vera partenza?
«Certamente. Come ti ho detto, io, anzi noi, iniziamo a coinvolgere gli interessati già mesi prima. E devo ammettere che questo metodo regala a me e a chi partecipa tante vere emozioni, sia prima che durante. Del resto è ovvio che creare sinergie tra vari interlocutori permette di approfondire il viaggio entrando nell’anima dello stesso».
Veramente interessante. E dimmi, hai già un prossimo obbiettivo?
«Sì, e ci stiamo lavorando ormai da mesi. Il nostro primo appuntamento per il 2019 è Matera, prossima Capitale Europea della Cultura. Seguiranno la Polonia, New York, la Sicilia. Sono molti gli appuntamenti gia programmati per il 2019, sempre però con un filo conduttore, che può essere culturale o religioso. E anche questi saranno ovviamente organizzati in collaborazione con persone particolarmente preparate».
Un posto affascinante Matera, sia per gli occhi che per ciò che rappresenta.
«È vero, hai centrato il punto. Matera non è soltanto un posto da vedere, benché sia un qualcosa di unico al mondo, ma sia la città che il suo territorio rappresentano un “mondo” per molti inesplorato e quindi ricco di fascino. Una posto con una storia profonda, ricco di paesaggi mozzafiato e una parte culinaria importante. Come vedi sarà un mix di cose ed emozioni».
Grazie Rodolfo, conoscerti e sentirti parlare così del tuo lavoro, oltre che una piacevole esperienza, mette addosso veramente la voglia di preparare le valigie. Grazie per avermi dedicato una parte del tuo tempo.
«Di niente, dopotutto anche questo per me è lavoro. Il piacere di parlare e di spiegare la nostra filosofia, rende poi tutto molto più facile. Se viaggi prima con gli occhi della mente, e poi con le “gambe”, vedrai che tutto sarà molto più piacevole».
E come non utilizzare queste sue ultime parole per non attingere ancora una volta a quelle che sono le parole di un “grande”? «E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene a renderci visita e a raccontarci le sue promesse». E se lo dice lui, Milan Kundera, possiamo veramente crederci.
Enrico Miniati