Quando ci si reca a Roma è difficile scegliere cosa andare a visitare, ed è anche difficile farsi trasportare dalle vie e dalle piazze della città eterna, poiché ad ogni piè sospinto si dovrebbe sostare per ammirare opere, monumenti, complessi architettonici appartenenti al nostro passato, dalla imponenza dell’antica civiltà di Roma ai fasti del Barocco passando per l’umanesimo del Rinascimento. Ma la “stratificazione” della storia e della civiltà umana si realizza appieno accedendo ad una delle sedi del Museo Romano Nazionale davanti la stazione centrale, attraversata la piazza dei Cinquecento: il complesso delle Terme di Diocleziano.
Le Terme di Diocleziano sono il più grandioso impianto termale mai costruito a Roma. Erette dall’imperatore Massimiano tra il 298 e il 306 d.C. – dedicate a Diocleziano, con cui Massimiano condivideva il comando dell’impero, avevano un’estensione di oltre 13 ettari e potevano accogliere fino a 3000 persone contemporaneamente, in un percorso che si snodava tra palestre, biblioteche, una piscina di oltre 3500 metri quadrati e gli ambienti che costituivano il cuore di ogni impianto termale: il frigidarium , il tepidarium e il calidarium. Proprio queste ampie sale furono trasformate da Michelangelo – nella metà del 500 su ordine di Pio IV- per la realizzazione della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri Cristiani: negli altri ambienti delle Terme sorse, sempre ideata dallo stesso artista, anche la Certosa.
All’interno della Certosa esiste un luogo d’incantevole bellezza: il grande Chiostro Michelangiolesco, oggi inattesa oasi di pace e silenzio a pochi passi dall’affollatissima stazione Termini, e ben lontano dalle lunghe code che si snodano intorno al Colosseo o alla Basilica di San Pietro. Quivi sono esposte più di 400 opere tra statue, rilievi, altari, sarcofagi provenienti dal territorio romano inserite tutte lungo il perimetro quadrato del miracolo architettonico, appunto, il chiostro, considerato uno dei più grandi d’Italia, con i suoi lati di 100 metri scanditi da 100 colonne monolitiche. Al centro del chiostro 4 alberi secolari svettano: la leggenda narra che Michelangelo, finito di realizzare la Basilica di Santa Maria degli Angeli nel 1562, all’età di 87 anni, piantò quattro cipressi uno accanto all’altro. Nel 1888 un forte temporale ne fece cadere due; oggi ne è rimasto soltanto uno degli esemplari originali, gli altri sono stati ripiantati sul modello michelangiolesco. Dagli anni ’70 una struttura di ferro sorregge l’unico Cipresso superstite detto appunto il “cipresso di Michelangelo”.
Pur essendo poco visitato si consiglia la visita all’apertura del museo: come i Romani, non potremo rilassarci con una sosta termale, per la cura del corpo, ma potremo “immergerci” in un bagno d’arte, storia e bellezza, per la cura dell’anima.
Renato Vagaggini