Gli eredi di Pinocchio e il loro appuntamento al Museo della Bugia sulla montagna pistoiese in località Le Piastre – Pistoia
Esistono luoghi, anche molto vicini a noi, dei quali spesso ignoriamo molte cose. Oggi vi voglio parlare di un piccolo pezzetto di territorio pistoiese, parte integrante della città, ma da esso decisamente distante: Le piastre. Perché lo faccio? Semplice, perché quello è il regno di… Pinocchio. No, non lui, non il mitico burattino; quello vive da tutt’altra parte, e questo lo sanno tutti. Il mio Pinocchio, è l’immagine reale e umana di quello che il personaggio di Collodi rappresenta: la bugia. Ebbene, nel posto di cui, attraverso un’intervista vi parlerò, la bugia regna sovrana, la fa da padrona, tanto che a lei è dedicato un festival e, addirittura, un museo.
Sulla pagina web del Comune di Pistoia, Le Piastre, vengono indicate in questo modo: “Piccolo passo montano, le Piastre si è sviluppato dopo l’apertura del collegamento stradale tra Pistoia e Modena a fine ‘700 quando, sfruttando le condizioni climatiche particolarmente rigide dell’altra valle del Reno, vi fu impiantata la produzione del ghiaccio naturale che veniva trasportato e venduto nella città della pianura. A testimonianza di questa particolare attività, appena fuori dal paese ha inizio il Percorso ecomuseale delle ghiacciaie della valle del Reno che conduce alla ghiacciaia della Madonnina. Nel corso dell’800 inoltre il paese si è sviluppato come centro turistico e di villeggiatura estiva e oggi vi si svolgono importanti manifestazioni folcloristiche e tradizionali”. Niente male come presentazione, e poi, con il caldo che fa in questi giorni in città, oltre al tema dell’intervista, la cosa che mi intriga in maniera particolare è quella storia del clima rigido. Non siamo più nel ‘700 è vero, ma sicuramente un poco di quel fresco sarà ben rimasto.
Ed eccomi qui seduta davanti a Emanuele Begliomini, colui che ricopre la carica di Magnifico Rettore del Festival della bugia, per parlare di lui e della 42/a edizione del Campionato italiano della bugia in programma a Le Piastre di Pistoia sabato 4 e domenica 5 agosto, che quest’anno è dedicato al meteo e ai cambiamenti climatici.
«Allora Emanuele, partiamo dagli inizi di questa bella vostra avventura. Come è nato il festival?».
«Il Campionato Italiano della Bugia nacque nel 1966 per ricordare l’epoca pretelevisiva, quando a Le Piastre si raccontavano storie frutto di fantasia, mixata alla cultura fai da te. Il motivo fu semplice: regalare un momento divertente nella festa classica del paese, la sagra della polenta dolce».
«E chi ne è stato l’ideatore?»
«In realtà sono due gli ideatori. Giancarlo Corsini, attuale presidente onorario dell’Accademia della Bugia e Mauro Corsini».
«L’iniziativa quando si svolge, per quanti giorni e dove?».
«Si svolge ogni primo weekend di agosto, quest’anno il 4 e 5. Il sabato sera c’è un’anteprima allegra oltre alle premiazioni grafica e letteraria. La domenica c’è l’originale del Campionato. E tutto si svolge all’aperto, nella piazza della chiesa».
«Tu ti occupi della cosa possiamo dire “da sempre”. Perché? E quali sono i tuoi legami con il festival?».
«Devo tutto al mio babbo che è stato l’animatore del Campionato per tantissimi anni e, adesso, ne è parte fondamentale. Ho ricordi bellissimi legati agli anni ’80 quando Le Piastre era assalita da tante persone e vedevo vagare per casa i disegni partecipanti alla sezione grafica. Ti racconto un aneddoto particolare: nel 1987 vinsi la sezione grafica per bambini e fummo ospitati due volte in Rai. La prima volta, con Enrica Bonaccorti, non riuscii a spiccicare parola dall’emozione, mentre la seconda volta, da Mino D’Amato, fu mio fratello il vero protagonista perché raccontò davanti alle telecamere che le galline non pisciano».
«Emanuele, com’è strutturato il Campionato, e come si fa a partecipare?»
«Le sezioni adesso sono 4. Per la verbale, che è poi quella originale, occorre inviare la bugia agli organizzatori e, se ammessa, avere il coraggio di raccontarla sul palco la domenica pomeriggio. Per la sezione grafica occorre inviare il proprio disegno per e-mail o per originale, così come per la letteraria. Per partecipare invece alla sezione radiofonica, è necessario iscriversi nel mese di luglio per poi raccontare la propria bugia in diretta su Radio Toscana».
«Direi che tutto è comunque piuttosto semplice. E dimmi, come è cambiato il festival negli anni?».
«Per semplicità ti dico soltanto che con gli anni e con il grande successo che ottiene, è diventato meno festa paesana e più festival internazionale, anche se l’aspetto positivo legato al clima di paese è rimasto».
«Fin qui la parte festival. Però so che la vostra iniziativa è diventata anche un qualcosa di molto diverso: addirittura un museo. Com’è nato e a chi è consigliato?».
«Da tanti anni avevamo l’idea di mostrare tutta la nostra storia e il numerosissimo materiale raccolto, così da farci conoscere meglio anche da chi non riesce a partecipare “in diretta” all’evento. Abbiamo tanta sostanza alle spalle e così lo abbiamo voluto dimostrare. Lo spunto giusto è stata la nomina di Pistoia a capitale italiana della Cultura. La visita al museo è consigliata a tutti i bambini da zero a cento anni: l’ingresso è gratuito, mentre per uscire, ovviamente, viene richiesto un lauto riscatto».
Mi ci vuole un momento di riflessione, per razionalizzare il senso dell’ultima parte della sua risposta: “Per uscire vogliono un… riscatto?” penso. Poi, immediata scatta la risata e la consapevolezza che il Magnifico Rettore del Campionato della bugia, non può essere altro che un gran… bugiardo. E quindi, certa che una volta entrata in quelle sale, potrò uscirne “indenne”, chiedo a Emanuele se può farmelo visitare.
Il museo, frutto del lavoro dell’Accademia della Bugia e della Pro loco de Le Piastre, raccoglie su un percorso lungo nove sale, oltre 60 pannelli illustrati con testi, foto e vignette suddivise in varie sezioni tematiche che raccontano al visitatore il tema della Bugia nella storia del mondo, passando attraverso la tradizione piastrese dei raccontatori fantastici. Un ambiente adatto a tutti, grandi e piccini. E soprattutto, cosa che di questi tempi lo rende ancor più piacevole, quelle sale, oltre a far divertire, sono talmente fresche che ti balza subito alla mente l’antica storia delle ghiacciaie.
È giunto il momento di tornare in città, ma non posso di certo esimermi dal fare al mio gentilissimo “bugiardo” un’ultima domanda: «E dimmi, cos’ è per te la bugia?»
«La Bugia fa rima con fantasia, non solo dal punto di vista grammaticale. Per me, quindi, è una elaborazione disincantata, ironica e migliore della realtà. Credo sia un buon antibiotico per quello che si vede di questi tempi».
Questo è Emanuele Begliomini, Magnifico Rettore del Festival della bugia.
Michela Ricciarelli