Il Pistoia Blues Festival non è più quello di un tempo
17 Luglio 2018I”mangiari pistoiesi”del 25 Luglio, festa di Sant’Jacopo
24 Luglio 2018“Paese mio che stai sulla collina…“. Frase questa ripetuta milioni di volte da un trio di cantanti che andava un tempo per la maggiore. Eppure, nel nostro territorio, sono moltissimi coloro che in realtà vivono proprio all’interno di quella frase, ed è di uno di questi minuscoli “angoli di cielo” che voglio parlarvi: Iano, una piccolissima frazione di Pistoia di poco più di trecento abitanti, che ci vivono sparpagliati tra un modesto nucleo centrale e una miriade di microscopici agglomerati di case. Un borgo antico, di cui si sono purtroppo perse le tracce dell’originale insediamento, e che un tempo veniva indicato sulle carte geografiche con il nome Jano, dall’omonima divinità Romana.
Ogni anno, da 25 anni, l’ultima settimana di luglio, il locale Comitato Paesano in collaborazione con il Circolo ARCI, organizza la festa paesana. Iano in Piazza l’hanno chiamata, ed in effetti è proprio nella “piazza centrale” del paese che si svolgono tutte le iniziative collegate alla festa, quali: giochi per bambini, tornei di briscola e serate di tombola e cinquina. Naturalmente alle carte e alla tombola non si vince niente, a parte forme di formaggio o pacchi di pasta, ma l’importante è lo stare assieme e questo sembra proprio essere lo spirito giusto con il quale centinaia di persone si sfidano tra loro alle carte o attendono che la fortuna gli sorrida “tirandogli” il famoso numero.
Non solo giochi però, perché, come direbbe il nostro Benigni, in paese hanno anche “il culturale”, visto che come da tradizione, il mercoledì la locale compagnia di attori, improvvisati, indisciplinati, improbabili in quelle vesti, ma alla fine bravissimi, guidati da un altrettanto improvvisata validissima regista dotata di una pazienza infinita, mette in scena una commedia che, nasce semiseria e spesso si trasforma in un vero spettacolo comico che riempie di soddisfazione paesani e ospiti. Giochi, cultura e, ovviamente, non poteva mancare il cibo.
Gli ultimi quattro giorni di festa scatta il gran finale con altrettante mega cene all’aperto e ballo in piazza. Tortelli, sugo, bistecche, dolci, cacciagione, tutto rigorosamente preparato e cucinato dai paesani, la fanno da padrone. Si mangia (benissimo), con in sottofondo la colonna sonora non invadente di Gruppi musicali o del DJ di turno. E ogni sera centinaia di persone provenienti in massima parte da “fuori”, si mettono “con le gambe sotto il tavolino” e gli orecchi e gli occhi attenti a quello che avviene loro attorno, alla ricerca di un momento di genuinità che ai giorni nostri certamente male non fa.
Insomma, nel giro di una settimana, quel piccolo sonnolento e quasi dimenticato paese, viene “assalito” da un numero impressionante di persone. E, ovviamente è inutile dirlo, loro, gli organizzatori, ne sono contentissimi, perché ogni euro di introito incassato, viene reinvestito nel paese. Alla fine, per dirla con una frase ultra scontata che non posso certo farmi mancare, siamo “stanchi ma felici”, mi hanno detto soddisfatti.
Una festa per un paese, dove tutti (o quasi) vogliono farsene parte attiva. Una cosa da tempi lontani e quasi dimenticati. Un qualcosa che molti hanno descritto, in prosa, poesia o nelle canzoni. E mi piace chiudere queste righe con due citazioni, una di Pavese, l’altra di Erodoto, nelle quali si racchiude molto di quello che in fondo pensano tutti gli organizzatori di eventi di qualsivoglia genere:
(Cesare Pavese, La bella estate). A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e attraversare la strada, per diventare come matte, e tutto era bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che succedesse qualcosa, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, o magari venisse giorno all’improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline.
(Erodoto). “Poiché, se si proponesse a tutti gli uomini di fare una scelta fra le varie tradizioni e li si invitasse a scegliersi le più belle, ciascuno, dopo opportuna riflessione, preferirebbe quelle del suo paese: tanto a ciascuno sembrano di gran lunga migliori le proprie costumanze.”
Iano, un paese in festa, dove tutti sono i benvenuti. Quindi cosa aspettiamo ad andarci?
Enrico Miniati