
Garibaldini a Pistoia
7 Luglio 2018Cos’è una foto? Non altro che un’immagine stampata su di un pezzo di carta capace di suscitare in noi emozioni e ricordi. Eppure, a volte, alcune foto hanno il dono di diventare un pezzo di Storia. Ce n’è una che mi è particolarmente cara e ritrae un giovane Indro Montanelli con il cappotto, bavero alzato e cappello calato sugli occhi, seduto nei corridoi della Redazione del Corriere della Sera, su una pila di giornali e libri, con la sua macchina da scrivere Olivetti “Lettera 22” sulle ginocchia, che batte un articolo. Della foto colpisce l’immagine del giornalista che si adatta a scrivere il suo pezzo anche in condizioni impossibili, ma colpisce ancor di più lo strumento del suo lavoro, piccolo, maneggevole, compatto, che può tranquillamente assolvere al proprio compito anche se, appunto, posizionato sulle ginocchia. Il progetto di una macchina compatta e leggera, facilmente trasportabile, affidabile e pratica è del 1950. Alla fabbrica di Ivrea, incaricati dall’industriale Adriano Olivetti, ci studiano l’architetto Marcello Nizzoli e il giovane ingegnere Giuseppe Beccio. Nasce la “Lettera 22”, carrozzeria in alluminio di colore rosa, azzurro o verde, con i suoi soli 3,7 chilogrammi di peso viene venduta accompagnata da una valigetta in similpelle con maniglia per agevolarne il trasporto. Sulla tastiera non è presente il numero 1, esso si ottiene digitando la “elle” minuscola e non è presente il numero 0 che si ottiene digitando la vocale “O” maiuscola ed infine, solo la vocale “e” è accentata. Questi limiti, però, sono abbondantemente compensati dalla funzionalità e dal design di quel piccolo gioiello della meccanica. Nel 1954 “Lettera 22” fu premiata con il “Compasso d’Oro” per il design e nel 1959 indicata dall’Illinois Technology Institute come miglior prodotto degli ultimi cento anni in fatto di progettazione. A seguito di questa segnalazione entrò a far parte della collezione del MoMA di New York (Museum of Modern Art) dove ancora oggi possiamo ammirarla. La piccola macchina portatile ha un successo di proporzioni gigantesche, la produzione e gli utili dell’azienda salgono in maniera vertiginosa. In quegli anni la fabbrica di Ivrea sotto la guida di Adriano Olivetti conquista il 30% del mercato mondiale delle macchine per Ufficio. Tutto corre velocemente di successo in successo e raggiunge un numero di addetti ed un livello di produzione impensabili. Con quasi 50.000 dipendenti dei quali 30.000 impiegati nella produzione estera l’Azienda di Ivrea vanta una posizione primaria nella realizzazione di macchine da scrivere e di calcolatrici. Inoltre, cosa di non poco conto, il giovane industriale, nel fare impresa, riesce a fondere un comportamento altamente etico nei confronti dei lavoratori, con la condotta imprenditoriale che esige un’azienda la cui fama ha superato i confini europei. Purtroppo il 27 febbraio 1960 sul treno che porta Adriano Olivetti a Losanna un ictus stronca la vita dell’industriale. La notizia, diffusa il giorno seguente dalla radio, lascia un’Italia incredula e addolorata. Con Adriano Olivetti finisce un’era e il modo di concepire in maniera del tutto innovativa i progetti industriali, affermando il principio secondo il quale tutti i profitti dell’azienda dovrebbero essere reinvestiti a favore e beneficio della comunità. La “Lettera 22” continua ad essere prodotta fino al 1965 e usata da giornalisti della vecchia guardia del calibro di Indro Montanelli, Giorgio Bocca, Enzo Biagi e Cesare Marchi. Potrebbe essere interessante conoscere il motivo per il quale la “Lettera 22” fu chiamata così. Forse perché le lettere dell’alfabeto italiano sono 21 e quel piccolo gioiello di meccanica avrebbe dovuto essere l’immaginario ventiduesimo grafema, indispensabile per comporre parole. Messe da parte supposizioni non dimostrabili è certo che la macchina da scrivere “Lettera 22” della Olivetti è stata e rimane un gioiello dell’industria italiana nel mondo.